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   Sulla targa d'ottone accanto al portone d'ingresso si leggeva "Tom Branco - detective - 4° piano". Il ragazzo con la visiera rossa si soffermò appena, controllò l'indirizzo sul pacchetto che teneva in mano, poi imboccò l'atrio e si ritrovò nel cortile interno dell'edificio. Alzò lo sguardo fino a scrutare le finestre del quarto piano e rispose senza girarsi alla voce che chiedeva: "Cerchi Branco?" 
   "Sì". 
   "E' al quarto piano. In fondo a destra c'è l'ascensore". Era la voce di un bambino alle sue spalle. 
   Il ragazzo con la visiera rossa sparì in un baleno e Matteo cominciò a contare i secondi: "Uno, due, tre, quattro, cinque, sei...". 
   Aveva scommesso che avrebbe impiegato meno di tre minuti a salire al quarto piano, consegnare il pacchetto e tornare indietro. Ma quella volta perse la scommessa. 

   Seduto nel suo studio, le spalle rivolte alla finestra, Branco stava facendo il punto della situazione. Il caso investigativo più difficile, nome in codice 'Cavaliere Maledetto', era ormai concluso. La soluzione era lì in quello strano messaggio che aveva sottratto all'individuo pedinato. Abile manovra. Tutto si era svolto rapidamente, e nella mente gli restava una sequenza di immagini in bianco e nero come in un vecchio film: un incrociarsi veloce, una ventiquattrore afferrata con forza, un corpo a corpo, un sinistro in piena mascella - smash! Poi l'uomo in fuga col panico negli occhi e Branco col braccio
dolente, inerte. 
  Rilesse il messaggio: "L'uomo raggiungerà la torre. La donna dal lungo scialle lo condurrà sulla litoranea".
   Frase strana, misteriosa, tipica di un messaggio cifrato. Chi l' aveva scritta aveva mescolato con sapiente alchimia segreti e tranelli. Ma lui era un abile giocatore di scacchi, paziente e astuto, e alla fine l'aveva spuntata. 
   Ormai era tutto chiaro. La decodificazione del messaggio era stato il suo colpo di genio. La parola 'litoranea' letta da destra a sinistra aveva dato la chiave per aprire la stanza buia dell'indagine, quella immersa nel mistero più fitto: A.R.O.T.I.L. era la sigla della ditta compromessa nel traffico clandestino di armi. Facile, quasi banale, pensò rigirando quel foglietto tra le mani. Ma c'erano voluti tre mesi di indagini serrate. 
   Ancora una volta aveva dato scacco al re. Aveva avvertito la polizia, ormai il caso non gli apparteneva più. Presto sarebbero arrivati i soliti riconoscimenti ufficiali: elogi del commissario, telegramma del questore. Ma non sarebbero riusciti ad emozionarlo. 
   "Drinnn, drinnn, drinnn, driiinnnn". Solo allora Branco si accorse che qualcuno stava pigiando con impazienza il pulsante del campanello. A giudicare dall' insistenza doveva trattarsi di una persona che aveva molta fretta. Andò ad aprire con indolenza, guardò con diffidenza la scatola che gli veniva consegnata, disse: "Attenda un attimo". 
Sparì dietro una porta e ricomparve subito dopo con un curioso arnese che gli permise di ispezionare meglio la scatola. Poi con calma firmò la ricevuta. Il ragazzo con la visiera rossa lo osservò con stizza, afferrò la ricevuta e si lasciò risucchiare dall'ascensore. 
   Branco scartò l’involucro...