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Ciclamino di libertà 

Adriana Merenda, con il premio Navile-Città di Bologna assegnato a Ciclamino Bellatesta, ripete il successo di Aspra di Boccasole, premiato nel ’97 al concorso Città di Penne. La scrittrice, ormai solandra a tutti gli effetti ma originaria della Sicilia, non solo è stata premiata a Palazzo d’Accursio a Bologna, ma ha ricevuto quello che per uno scrittore, in tempi difficili per l’editoria, è il regalo più ambito, ossia la pubblicazione del libro, che si trova nelle edicole per i tipi della Moby Dick. E l’autrice come il suo protagonista fa proprio il motto “l’essenziale è che ci siano sempre storie da raccontare”. E' questo l'antidoto all'illusione di poter imbottigliare l'essenza della vita, in realtà sfuggente. […]
Quelle che propone la scrittrice in questo libro sono quattro storie dedicate a un pubblico fra dieci e tredici anni, completamente diverse da quelle un po’ aristocratiche del primo libro; sotto sotto però fa capolino anche in questi racconti una sorta di nobile distacco dalla realtà nostrana fatta di cronache crude. […] 
Raccontare storie è pericoloso anche oggi, come ben mostra la storia di Ciclamino la cui passione per raccontare tuttavia non viene soffocata nemmeno dalla prigionia nel carcere di Battivento. Ma che paura può fare un personaggio dal nome così inattendibile? Eppure, dietro l’apparente boria di una società disposta a tollerare tutto, emerge la paura di vedersi allo specchio. Ecco perché Ciclamino viene imprigionato: ma alla lunga la scelta si ritorcerà contro chi l’ha fatta.
E chi oggi si produrrebbe nella fatica di una scoperta mai fatta per conquistare l'amore della propria innamorata? E nulla di più inedito per una società distratta, attenta alla materialità, che si mobilita di fronte a qualunque grossolanità, che farsi incantare da un'anfora di nebbia. Peccato che la nebbia della Valle omonima, dapprima imprigionata e poi liberata in presenza della bella Ardente, metta tutti in fuga.

Eva Polli, "Alto Adige", 19 gennaio 1999