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Un salto al capitolo 19

     Fu dopo il tramonto, all’ora in cui di solito si vedeva apparire al largo il catamarano, che arrivò il motoscafo della polizia. Sollevò due ali d’ acqua, fece un giro al largo, si avvicinò a tutta velocità, spense i motori alla distanza prevista e, sfruttando la spinta, per forza d’inerzia si avvicinò a riva. 
     A bordo c’era il Mister. Aveva le manette ai polsi. Era circondati da poliziotti con lo sguardo attento e duro. In assoluto silenzio scese dal motoscafo e arrivò sulla spiaggia. Nessuno osava avvicinarsi. Era come se quell’uomo emanasse qualcosa di pericoloso: una luce, un odore, un suono capaci di uccidere. 
     I capelli lunghi erano legati dietro la nuca, la bocca era serrata, piegata all’ingiù in una smorfia di disprezzo. Lo sguardo del Mister passò sopra le loro teste e si fissò su un punto alle loro spalle. Cosa guardava? Tutti si girarono e videro il Bracco uscire dal proprio cortile insieme ai due sub. Li teneva per il braccio. Si fermò, aspettò che gli uomini del motoscafo andassero a prelevarli e, intanto che li ammanettavano, stette lì a gustarsi al scena, con l’attenzione di chi non vuole perdere nessun particolare. 
     Poi non volle rinunciare a vedere da vicino l’uomo che aveva ordinato il furto e ora possedeva la sua conchiglia. L’aveva avuta tra le mani, ne aveva osservato i bei disegni, le delicate pieghe e forse l’aveva suonata. Al Bracco tremava la mascella solo a pensarci. E se l’aveva maltrattata, rotta o lesionata? Per errore, anche solo per errore… Al Bracco saliva il sangue alla testa, gli veniva voglia di stringere il pugno e affondarlo nella larga mascella del Mister. 
     Andò vicino e stette lì ad osservarlo, le braccia incrociate e le gambe larghe, dondolandosi da un fianco all’altro. Poi cominciò a spostarsi di qua e di là a piccoli passi, e quella specie di danza rituale sembrava non dovesse finire mai. 
     Il Mister lo guardava tranquillo. Era abituato alla tranquillità, lui, alla sicurezza, alla razionalità delle sue mosse. E sebbene adesso fosse lì in manette davanti a tutta la gente di Sant’Elmo, non sembrava in difficoltà. Era come se considerasse quello un incidente passeggero, uno spiacevole ma rimediabile infortunio, un equivoco che sarebbe stato chiarito con tanto di scuse o di risarcimento. Aveva avvocati, lui. E quell’uomo che lo guardava con odio, che lo misurava con curiosità, che lo sfidava con sfacciata evidenza, era niente, nessuno, solo un individuo incivile, un pescatore primitivo.