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Gli insegnanti domandano

D:
La sua attività di scrittura può essere messa in relazione con la sua attività di insegnante? E ne parlava con i suoi studenti?


R: No, i miei studenti erano già adulti o quasi. I miei libri non erano indirizzati a loro e non ne ho mai parlato in classe.
Però in modo indiretto c’è una relazione tra le due attività. Mi sono dedicata per tanti anni all'insegnamento e ora mi dedico alla scrittura perché credo nella centralità della cultura. Si tratta di  una sfida che ha come obiettivo la formazione  di adulti consapevoli. Il libro per ragazzi è strumento di crescita: permette un salto della fantasia, ma  propone anche modelli di comportamento con i quali confrontarsi razionalmente ed emotivamente. 

D: Ha ancora senso oggi, in un’era tecnologica, promuovere tra i ragazzi la lettura del libro? 

R:
La struttura logico- narrativa del libro sviluppa l’intelligenza sequenziale. Impone lentezza e linearità nell’epoca della rapidità e della simultaneità. Questo lo rende prezioso. Penso che, nonostante il dilagare della tecnologia, l’oggetto libro, con la sua rassicurante concretezza, sia ancora insostituibile. 

D: Quali pensa siano le strategie per promuovere la lettura nei ragazzi?

R: Su alcuni punti c’è ormai un’opinione condivisa. 
a. Si legge volentieri ciò che incuriosisce e ‘prende’. Bisogna quindi proporre ai ragazzi un’ampia scelta di libri, di generi diversi, tra i quali scegliere liberamente. 
b. La lettura è ‘altro’ rispetto allo studio. Bisogna suggerirla e non imporla, né appesantirla col fardello di noiose analisi testuali (da riservare solo a esempi antologici). 
c. Bisogna tener conto del livello di maturità dei lettori. Capita di vedere in mano ai ragazzi libri inadatti, o perché troppo difficili o viceversa troppo semplici. Per questo insisto sull’importanza, anche in classe, del percorso individuale, oppure condiviso all’interno di piccoli gruppi di studenti. 
d. L’esercizio di scrittura creativa avvicina i ragazzi alla lettura. Questa è una strada complessa ma molto interessante, se seguita con metodo. In tempi lunghi dà risultati eccellenti.

D: E in base alla sua personale esperienza?

R: Mi sono confrontata con ragazzi più grandi. A volte ho seguito la strada dell’esercizio di scrittura creativa come aggancio alla lettura. Altre volte ho adottato il metodo più semplice: portavo la classe in biblioteca perché ogni ragazzo scegliesse liberamente un libro da leggere. Dopo (ma era possibile l’interruzione della lettura, se il libro non piaceva) i ragazzi ne parlavano a scuola. Ogni opinione era valida, purché spiegata. Durante la discussione nasceva curiosità, si innescava un passa-parola. Anch’io a volte scoprivo qualche libro attraverso le loro letture. Alla fine ognuno stilava una graduatoria di preferenze: la storia più avvincente, il personaggio più interessante, la descrizione più efficace, la situazione più originale, ecc. 
Un gioco, ma coinvolgente.

D: E se i ragazzi preferiscono i fumetti?

Pare che oggi i ragazzi leggano poco i fumetti. Comunque i fumetti sono di immediata comprensione, quindi accessibili a tutti. Si avvalgono di segni grafici appartenenti a linguaggi diversi ma conosciuti da tutti i lettori. Non richiedono una particolare concentrazione ed è naturale che alcuni ragazzi li preferiscano: sono un momento di svago. 
Ci sono dei fumetti interessanti e raffinati. Se si riesce ad avere uno sguardo attento ai contenuti, allora lo svago può diventare intelligente e creativo. Ma questo salto di qualità riguarda soprattutto gli adulti.

D: E come valuta il coinvolgimento dei ragazzi come giurati nei premi letterari ufficiali? 

R: Non tutti i premi che si avvalgono di una giuria di studenti mi sembrano ugualmente ben organizzati. Apprezzo la formula mista, che dà spazio al giudizio sia dei ragazzi che degli adulti. 
Coinvolgere i ragazzi  della scuola media nel circuito di un premio letterario li rende degli studenti privilegiati. Sta agli insegnanti far vivere con giusta responsabilità il ruolo a cui sono chiamati, senza smarrire un certo senso di leggerezza. 

D: Che cosa le resta impresso di un incontro con i ragazzi? 

R: Anzitutto i loro sguardi, che raccontano il suggestivo rapporto lettori-libro-autore. 
Poi mi restano impresse le domande che nascono sul momento, che non sono state preparate in classe e trascritte diligentemente su un foglietto. 
Da parte dei ragazzi più grandi mi piacciono le domande che vanno al di là del libro letto e si allargano ai meccanismi della scrittura, della lettura, dell’elaborazione di una storia. Sono contenta quando riesco a far capire che è dalla lettura, oltre che dall’osservazione della realtà, che nasce la scrittura.

D: C’è un autore per ragazzi al quale si è ispirata o che ha esercitato sui suoi libri un’influenza?

R: Credo che alcuni racconti di Roberto Piumini abbiano esercitato all’inizio su di me una certa influenza. Li leggevo ai miei figli quando erano piccoli. Quando ho cominciato a scrivere ho composto dei racconti a sfondo storico- fiabesco, sebbene il genere fosse poco diffuso. Ho inventato il personaggio di Punzecchio, il principe che sforacchia tutto con la spada; della Bella Alda, la nobildonna che sogna l’amore ascoltando le storie cantate dal menestrello; dei due cavalieri che si sfidano nel bosco di Belsito. Sette di essi hanno dato vita al mio primo libro:
"Aspra di Boccasole".

D: Quali sono i libri per ragazzi che oggi le piacciono di più e che consiglierebbe?

R: Ci sono molte proposte valide, ma ammetto di non conoscere in modo esteso la produzione attuale. Dunque mi volgo un po’ indietro e, dovendo scegliere, indico due libri che per motivi diversi ho trovato molto belli: C'era due volte il barone Lamberto di Gianni Rodari e Lo stralisco di Roberto Piumini. Sono ormai dei classici e, come tutti i buoni libri, superano l’incasellamento in un genere, cioè rifiutano l’etichetta “ per ragazzi" e diventano una bella lettura anche per adulti. 

D: Ha mai pensato di scrivere libri per adulti?

R: Non lo desidero. Mi piace liberare la fantasia e penso che solo la narrativa per ragazzi mi permetta di farlo. 
Inoltre, essendo sempre stata una forte lettrice e nutrendo una grandissima ammirazione per molti autori, mi sentirei paralizzata dal confronto con i modelli che ho in mente. 

D: Ha detto che ha sempre amato la lettura. Quali sono stati i suoi autori preferiti?

R: Potrei elencare molti autori, anche italiani. Ma se guardo ai vari periodi della mia vita, mi sembra di aver vissuto degli ‘innamoramenti letterari’. 
Nell’adolescenza mi innamorai dei romanzi di Hemingway e, sulla scia, lessi altri autori americani.
Poi ci fu la lunga stagione dei russi. Guerra a pace fu il libro d’inizio e il Maestro e Margherita quello d’arrivo, dopo alcuni anni e molte letture. 
Mi sono dedicata anche ad autori tedeschi e mitteleuropei. Alcuni romanzi di Böll mi hanno colpita per l’impianto narrativo. 
Oggi leggo con molto interesse alcuni scrittori ebrei americani e la produzione di quell’area geografica che fa da cerniera tra Occidente e Oriente. Penso ai romanzi del premio Nobel turco Pamuk e degli autori israeliani contemporanei. E devo dire che la letteratura mi ha fatto comprendere meglio del giornalismo i problemi di quell’area.

 

D: Ci sono romanzi che rilegge?

R: In genere non ho tempo per le riletture. Però mi dispiace. Quando mi è capitato, per motivi di studio, di riprendere in mano romanzi letti molti anni prima, ho trovato contenuti nuovi, interessanti, inaspettati. Ho colto delle sfumature che mi erano sfuggite. Una vera scoperta. Un libro è un pozzo al quale non smetti di attingere. Le pagine sono le stesse, ma ti parlano in modo diverso perché tu sei cambiata. E’ bello questo dialogo sempre rinnovato.

D: Quale definizione darebbe ad un ragazzo del concetto di cultura?

Gli direi, sinteticamente, che è la capacità di leggere il mondo in modo consapevole. Poi ci ragionerei sopra, con esempi.