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Marcella Destori scomparve lunedì 21 marzo. A scuola c’erano due ore di assemblea e lei ci teneva. Ma gli autobus scioperavano e la sua assenza sembrò normale”.

Sui temi dell’identità digitale, della privacy al tempo di face book, dei rischi che corrono gli adolescenti – e non solo – di fronte alle insidie della rete, si parla sempre più spesso, con maggiore o minor criterio. Non è facile spiegare perché sia necessario difendersi di fronte ad un monitor che sembra di per sé uno scudo, così come non è facile contenere e dare giusto seguito alle ansie genitoriali, anche quando motivate. 
Adriana Merenda racconta anche questo in Fake, romanzo per giovani adulti dove realtà e virtuale si intrecciano nella trama di un vero e proprio giallo nella prima parte, virando al romanzo di formazione nella seconda. Insolita struttura, che spiazza ma non appiattisce il ritmo della narrazione, incalzante e tesa. Protagonista è Marcella, liceale dipendente da connessione wi-fi, social network e tablet: tanto le basta per costruire un mondo di amicizie e conoscenze fuori e dentro il giro della scuola, senza apparentemente isolarsi - frequenta feste, esce la sera, salta la scuola – ma circondandosi di relazioni superficiali: sembra non esserci nessuno che la conosca veramente. La cosa diventa ancor più evidente nel momento in cui la ragazza scompare: i compagni di classe, così come la sorella e i genitori, si accorgono subito di non avere abbastanza indizi per poterla rintracciare. Nemmeno Giada, la sua compagna di banco, sa come aiutare la polizia, che procede le indagini setacciando il computer della ragazza. Dai trascorsi di Marcella emergono il tira-e-molla sentimentale con Skipper, conosciuto in rete e mai incontrato; un falso profilo a nome Giada; un diario scritto in codice. Il gioco si è spinto troppo oltre? Sarà la stessa Marcella, nella seconda parte del romanzo in un cambio improvviso di prospettiva, a ripercorrere quanto accaduto.

Persa nella rete, Martina Russo, “Andersen” , dicembre 2014