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Capriole sull'asfalto 

L’autrice qui si misura con una storia che, per la lunghezza e le vicende narrate, è adatta per la fascia adolescenziale. Il romanzo è una sorta di diario di un anno scolastico anche se gli eventi si sviluppano nella scuola e nella società di una grande città dove la protagonista, Federica, è emigrata a causa del trasferimento del padre e quindi della famiglia. Nella prima parte del romanzo è narrato con efficacia proprio l’impatto con la grande città e il distacco della protagonista con il suo precedente mondo, fatto di amici, di conoscenze, di una casetta con giardino (che in città non è immaginabile). Aspetto curioso ma comprensibile: proprio Federica, che viene da un piccolo centro dove il contatto con la natura è più frequente, ha paura delle farfalle. Ma questo pare in un primo momento aiutarla, in città le farfalle non ci sono.
Federica si apre, sia pure con difficoltà, al nuovo mondo cittadino. Sembra quasi che chi vive qui abbia valori diversi, che derivano da abitudini e da una società molto più articolata e complessa. Ci sono infatti i bulli, c’è la violenza, la droga, il razzismo perfino. E ci sono persone perbene, più sane, pronte a schierarsi dalla parte di chi ha ragione. Come reagire? Federica sceglie la strada di confrontarsi con la nuova realtà, per cui cade anche in tranelli (l’invito di Tania a una festa molto particolare, ad esempio). Proprio questo le permette di non chiudersi, ma di crescere.
Il romanzo ritrae il mondo dei giovani di oggi con assoluta fedeltà: le loro paure, la loro aggressività, la loro fragilità, i loro pregiudizi. Un mondo variegato che convive al’interno delle stesse mura di una città e si esprime anche linguisticamente in modi diversi. Una storia che, narrata con freschezza linguistica, porta in primo piano anche la freschezza dei sentimenti.

Lorenzo Mari, “ Il Pepeverde “, n. 52, aprile-giugno 2012.