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Un salto al capitolo capitolo 4

In una terra lontana, bagnata da acque tempestose, coperta da alberi cupi, addormentata dal canto dei gabbiani, c’era un promontorio che si allungava fino a tagliare le correnti marine. Il suo dorso roccioso era sempre battuto dai venti e le onde si scagliavano spumeggianti negli anfratti.
     Sulla punta più esposta c’era una torre bianca che di giorno e di notte mandava segnali di luce. Era il faro di Dorso Ventoso, solitario e lontano.
     I naviganti si tenevano distanti da quella roccia insidiosa, e raramente qualcuno veniva ad interrompere la solitudine del posto.
     Ma c’era un guardiano che viveva in quella torre bianca, un uomo senza tempo – quanti anni aveva? nessuno poteva immaginarlo – che conosceva storie di naufragi, di trombe marine e di mari in tempesta. Chi fosse e da dove venisse, nessuno sapeva dirlo. Ma c’era, forse c’era sempre stato, e mai si allontanava da quel luogo.
     Un giorno una nave cercò riparo in un’insenatura a ridosso del promontorio. Era malconcia, la tempesta l’aveva segnata, e il capitano pensò fosse meglio aspettare che i venti cessassero prima di riprendere il viaggio.
     La mattina dopo andò sulla punta del promontorio, per vedere se al largo il mare fosse tranquillo. Fu così che bussò alla porta del faro e conobbe il guardiano.
     “Benvenuto a Dorso Ventoso, signore. Ricevo poche visite, qui”.
     “Sono il capitano della nave all’ancora nell’insenatura. La tempesta dei giorni scorsi ha rotto alcune vele e solo la fortuna ha impedito il naufragio. Potreste dirmi, voi che avete esperienza di questi posti, quando i venti cesseranno di soffiare? Allora riprenderò la navigazione fino al porto più vicino”.
     “Mai cesseranno”.
     “Come avete detto?”
     “Mai, capitano, mai. Il promontorio è sempre battuto dai venti, ma i bravi marinai sanno guidare in salvo le proprie navi. Voi siete un bravo marinaio?”
     “Ehm, io sono un capitano e conosco il mare...”
     “Bene, allora non avrete problemi”.
     “Già, ma non ne sembrate convinto. Il fatto è che ho una certa fretta, capite, un carico importante, e voi che sapete leggere i segnali del cielo e del mare, da queste parti, saprete almeno dirmi quando i venti cambieranno direzione”.
     “Un carico importante? Raccontatemi, capitano, vi prego. Sono poche le cose che qui si sentono raccontare e molte quelle che si pensano. Il tempo non manca”.
     “Beh, è una storia strana. Nei porti tengo la bocca chiusa, troppa gente, non si sa mai. Però di voi mi posso fidare. E del posto anche. Ma forse non crederete a ciò che vi dirò”.