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Aspra di Boccasole 

Ancora nelle Nuove Edizioni Romane, un bel libro che spicca per il titolo originale e per l’interessante disegno di copertina. Si tratta di una raccolta di racconti, o meglio, di fiabe: tali si presentano infatti per l’ambientazione e i personaggi, re e principi, castellane e principesse, taglialegna e trovatori, fanciulle e sirene. Tipici delle fiabe sono i temi, la ricerca difficoltosa dell’amore perduto, le lunghe guerre concluse (forse) con un innamoramento, i personaggi malvagi che si redimono con un lungo processo di crescita e di ricerca, fiabesca è l’atmosfera, manca però quasi completamente l’elemento magico.
E ancora, secondo quella che è una delle funzioni della fiaba, queste storie nascondono un messaggio che non ha bisogno di essere enunciato, perché è insito nelle stesse azioni de personaggi: la condanna della guerra e della violenza, l’invito alla comprensione e alla condivisione, il bisogno di accettare ed essere accettati per quello che si è, il rifiuto di un potere cieco e autoritario.
Leggiamo la storia del principe Punzecchio, prepotente e viziato, che impara a trattenere la sua violenza e rinunciare al suo potere per amore di Ermina, bella e innamorata, ma anche troppo retta e decisa per cedergli; dei signori di Mazzacollo e Calanotte che concludono una lunga guerra tra loro per amore; degli abitanti di Valnoce che, spinti da due bambini, vincono i propri pregiudizi verso il boscaiolo Manferoce, accogliendolo fra di loro e imparando ad accettarlo per quello che è, scoprendone la generosità dietro la maschera burbera che deve nascondere l’infelicità.
Anche nell’ultima storia, quella che dà il titolo al libro e che forse è la più interessante, la protagonista vuole essere apprezzata per quello che è: una ragazza non bella, forte e decisa (chiamata Aspra proprio per l’aspetto e il carattere spigolosi), determinata a essere amata per l’ intelligenza e non per l’aspetto, e a sposarsi per amore nonostante tutte le convenzioni. 
Come tutti i libri dedicati ai più grandi in tutte le collane tascabili di tutte le case editrici, anche questo è illustrato in bianco e nero; peccato, perché Pia Valentinis rende forse al suo meglio con il colore, come dimostra anche la bella copertina.

"La Scuola Domenicale", ottobre 1996