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Un salto al capitolo 7 |
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Misi i fogli nel cassetto ma non riuscii a liberarmi dal racconto. Continuavo a pensarci mentre cercavo di fare ordine in casa. Ero distratta. Gli oggetti vicini mi apparivano distanti e qualcos’altro nella mia testa continuava a chiedere attenzione .
Mi domandai che fine avessero fatto i ritratti della famiglia Diletti. Forse erano conservati ancora in un cassetto dello scrittoio della stanza di sudest. O erano stati incorniciati e appesi al muro.
Improvvisamente tutte le tessere del puzzle si collocarono al loro posto. Ecco perché il cuore incorniciato! Il messaggio alludeva al ritratto di Antonia! E anche il primo messaggio alludeva al racconto, infatti non si limitava a indicarmi l’isola, ma il viaggio di una nave verso l’isola. La nave del capitano Alvaro.
Io non avevo capito, ed era stato necessario indirizzarmi alla biblioteca perché scoprissi il nome dei proprietari della casa .
Alla fine, quando ero arrivata al nome di Nicola e nemmeno zia Luisa poteva aggiungere altro, mi era stato dato il racconto da leggere.
Mi domandai se in paese qualcuno conoscesse quella storia. Nei quartieri stretti, dove le case sono attaccate l’una all’altra, i muri hanno bocche e orecchie. Insomma, si conoscono tante storie e capita che quelle più strane siano raccontate. Ma sono storie che sanno d’inverno e di fuoco acceso nel camino, di maglioni di lana e di minestra. D’estate il tempo corre troppo in fretta e le giornate sono troppo chiare perché si abbia voglia di raccontare. E si vive all’aria aperta, a scoprire cose nuove.
Riflettendo mi accorsi che dietro quella successione di messaggi c’era un ‘abile regia. Se chi aveva cominciato il gioco voleva farmi appassionare alle vicende di Nicola Riccalancia, c’era riuscito benissimo. Il gatto aveva intrappolato il topo.
Infatti decisi di tornare in biblioteca. |
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